Eh gia': era parecchio tempo che avevo voglia di scriverne un po'
sull'amato Breezy, ma sai... usare le parole, i suoi ferri del mestiere,
per dire - ohibo' - la mia...
eppure, l'Errico non se ne avrà a male se aggiungo una voce al coro di
"Bravo!" che spero gli subissi le orecchie. Perchè questo giovinotto, che
ho avuto la ventura di incontrare su una corriera Milano-Linate quando già
era, nel mio cuore, lo scrittore, non solo sa usare la sciabola ma anche
il fioretto.
E se un anno fa cercavo di dipanare le motivazioni di un "Tre ragazzi
immaginari" che a tratti mi lasciava a rileggere la stessa pagina piu' volte -
per interrogarla, per capire -, adesso mi lascio volentieri portare fuori pista
dai cambi di direzione, dai controsterzi rallentati, di questo "Oscar Firmian".
Perchè di quest'uomo, signori, io mi fido.
Mi fido di uno nato sei anni dopo di me perchè sa prendersi i suoi tempi,
le sue licenze; e sa farlo: credo che in qualche modo lo scorso romanzo fosse
una specie di atto dovuto, o almeno così l'ho letto io, a chi non vedeva
il nesso strettissimo tra quei due capolavori che un diciassettenne e un
ventunenne erano stati in grado di sfornare qualche tempo prima. Giusto a dire
che non si andava in cerca di nessun pubblico e di nessun pulp, ma
proprio nessuno, e che la storia era una sola: la storia di un ragazzo che
cresce e che il mondo se lo guarda con l'energia buona che le sue stagioni gli
sanno regalare.
Scrive sempre delle stesse cose, Breezy, e - Dio santo - di cos'altro dovrebbe
scrivere uno scrittore? Di sogni, di amore, di conflitti, di amicizia
soprattutto, di tradimenti, e del bello e del brutto che vede intorno a
sè. Questo Oscar, poi - o dovrei dire questo Spichisi? - ti porta proprio
a fare un giro nel mondo dell'artista da giovane. Non s'è ancora
pacificato del tutto coi suoi simili, simili con le tette, simili con i
miliardi, simili con la malizia degli adulti-adulti, ma, evviva!, li conosce...
Li conosce e ci si muove, sul serio, con stile.
Finito? Bon, esci per di
qua e non
lasciare la porta aperta, che' gira brutta gente...